Migrazione e comunicazione, Lorefice: media favoriscano cultura accoglienza


Migrazione e comunicazione, Lorefice: media favoriscano cultura accoglienza
Didascalia: Migrazione e comunicazione, Lorefice: media favoriscano cultura accoglienza

Il fenomeno della migrazione e la sua comunicazione attraverso i media. Questo il tema al centro del seminario formativo dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia intitolato Migrazione e Comunicazione: i media raccontano l'uomo, organizzato alla Curia di Palermo. "Attribuire al terrorismo il nome di Dio - ha detto l'arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice -  significa tradire il nome di Dio. Dobbiamo creare la cultura dell'accoglienza. L'Europa deve tirare fuori tutto il suo orgoglio, la sua tradizione culturale non può essere sopraffatta dalla paura. L'Europa non può pensare di liberarsi di un problema costruendo muri. Dall'Europa deve arrivare un messaggio, quello di restare umani. Dobbiamo insieme far sì che cresca la cultura dell'accoglienza - ha aggiunto - e in questo i media hanno un ruolo fondamentale".

 

 

 

"Credo di dovere ringraziare, a nome di tutti, per lo squilibrato equilibrio e per lo smisurato senso della misura, ma anche per la dirompenza rivoluzionaria e misurata dell’opera pastorale di don Corrado, lo chiamiamo ancora così, né Eminenza né Eccellenza né (ovviamente) Voscenza, perché, al di là delle convinzioni personali, del credo religioso o laico, lo sentiamo come nostro amico, amico della verità - ha detto Arena nel suo saluto iniziale -. Il giornalismo è sempre più oggi lavoro da Santi. Quando penso ai santi della Chiesa, ai martiri, cioè testimoni, penso ai cronisti e ai giornalisti in generale, costretti ad affrontare bufere periodiche sulla cattiva informazione, sui manipolatori della verità, sui metodi Boffo che subiamo periodicamente o Foffo che qualcuno vorrebbe applicarci, ai ragazzi, sempre meno giovani e sempre eternamente precari, costretti a sorbirsi gli sproloqui di certi politicanti e le intolleranze di folle incarognite da filippiche degne di miglior causa. Tutto per 3, 4, 5 euro ad articolo, spesso solo promessi, o per stipendi – considerati una sorta di privilegio, che si assottiglia ogni giorno di più – falcidiati da solidarietà e cassa integrazione. Ma si sa, l’unico giornale buono è il giornale morto e il pensiero unico si prepara a governare il nostro Paese, apostrofando sempre più duramente questi dannati giornalisti senza Dio e senza Patria".

 
 

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