Palermo, Borrometi cittadino onorario. Mario Francese ricordato in Prefettura
Il sindaco Leoluca Orlando ha conferito ieri mattina a Palermo la cittadinanza onoraria a Paolo Borrometi, il giornalista autore di inchieste e reportage sulla criminalità mafiosa, da anni ormai costretto a vivere sotto scorta, vincitore dell’edizione 2019 del Premio “Giuseppe Francese”. Tra le motivazioni del conferimento della cittadinanza onoraria l’avere «esposto a rischio la propria incolumità per l’affermazione della verità, facendo luce con le sue inchieste su zone d’ombra del nostro Paese, denunciando episodi di corruzione, riciclaggio, traffici illeciti, affari intessuti da Cosa nostra a carattere nazionale e internazionale, rapporti tra mafia, politica e affari. Per avere praticato e promosso un giornalismo sempre attento alla difesa della democrazia, rivestito di autorevolezza e indipendenza contro ogni tentativo di “mascariamento”».
A margine della cerimonia, il sindaco Leoluca Orlando ha anche voluto «ringraziare Borrometi per il suo impegno e per la sua testimonianza, ma anche per avere dimostrato che è possibile tenere la schiena dritta e cercare la verità senza chiedersi a chi serva e senza chiedersi se questa verità dà fastidio ai potenti. Siamo qui attorno a Paolo per dirgli che siamo orgogliosi di considerarlo palermitano».
Borrometi ha parlato di Palermo «città martire della mafia, che ha avuto tanti suoi figli illustri caduti per mano mafiosa». Ma ha anche sottolineato che a Palermo «è maturata una coscienza civile nei confronti della mafia, che, purtroppo, non si riscontra in altre realtà della nostra Sicilia».
Stamattina, infine, Paolo Borrometi è stato protagonista di un incontro con gli studenti.
Il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, ha scelto il giorno del compleanno di Mario Francese, «giornalista dalla schiena dritta», per ricordarlo alla cittadinanza. Così una folta rappresentanza di studenti liceali ha partecipato all’appassionata conferenza su «La libertà di stampa, un valore insostituibile». Ospiti d’onore due giornalisti d’inchiesta, oltre a Paolo Borrometi la messicana Anabel Hernandez (costretta a lasciare il suo Paese). In rappresentanza della famiglia Francese ha partecipato Massimo, uno dei quattro figli di Mario che, con un nodo alla gola, ha ricordato che, se non fosse stato ucciso, suo padre avrebbe compiuto novantaquattro anni «l’età di un nonno che strappato con violenza ai suoi affetti, non ha mai potuto conoscere i suoi nipoti». Come successo per Cosimo Cristina, scomodo giornalista termitano de L’Ora, considerato «suicida» quando venne trovato sui binari della galleria Fossola il 5 maggio 1960, anch’egli ricordato da Massimo Francese. La verità sui mandanti dell’omicidio di Mario Francese, che aveva scavato nelle torbide vicende inerenti la costruzione della diga Garcia (ma anche dei grandi appalti pubblici della Palermo degli anni ’70) è arrivata molto tempo dopo il suo assassinio. Un doppio dramma quello dei Francese che, oltre a quella del padre, hanno vissuto lo strazio per la morte di Giuseppe. Il figlio più piccolo di Mario Francese, infatti, mai si era ripreso dalla perdita del padre e, a 36 anni, dopo una lotta alla ricerca della verità iniziata sin dal 26 gennaio 1979 si uccise il 3 settembre 2002. L’omicidio di Mario Francese fu riconosciuto come «un delitto di mafia», una verità cui si è giunti grazie anche alle indagini e alle ricostruzioni private fatte da Giuseppe, «un figlio che aveva scontato la morte di suo padre, vivendo».
/link utili