Processo Stato-mafia, Corte d'assise di Palermo autorizza cronisti per audizione Napolitano


Processo Stato-mafia, Corte d'assise di Palermo autorizza cronisti per audizione Napolitano
Didascalia: Processo Stato-mafia, Corte d'assise di Palermo autorizza cronisti per audizione Napolitano

La seconda sezione della Corte d’assise di Palermo ha accolto la richiesta presentata dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia, relativa alla possibilità, per i cronisti di tutte le testate, di seguire la deposizione del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel processo sulla trattativa Stato-mafia, e ha dato il proprio “nulla osta, fatte salve le determinazioni della Presidenza della Repubblica, alla chiesta realizzazione di un collegamento video e/o audio tra la sala nella quale sarà assunta la testimonianza ed una postazione esterna riservata alla stampa” (nel box in alto a destra la lettera del presidente Montalto in risposta alla richiesta dell'Odg di Sicilia). Per gli aspetti tecnico-logistici relativi all’udienza del 28 ottobre, prevista nel palazzo del Quirinale, a Roma, il collegio presieduto da Alfredo Montalto ha così rimesso la questione all’ufficio del Segretariato generale del Colle, dal quale adesso dipende la materiale fattibilità del collegamento.

Nell’esprimere la propria soddisfazione per la decisione della Corte d’assise, che implicitamente riconosce il valore sociale dell’informazione e la necessità che una deposizione così importante possa essere seguita e raccontata da tutti i cronisti, nelle migliori condizioni possibili, l’Ordine di Sicilia confida ora nella disponibilità del Capo dello Stato, che, come è ampiamente a tutti noto, ha sempre manifestato e dimostrato il massimo rispetto per la libertà di stampa. L’Ordine siciliano, al quale si era poi associato anche l’Ordine nazionale, aveva chiesto in prima battuta che i giornalisti potessero entrare nell’aula in cui sarà sentito Napolitano, ma al tempo stesso, rendendosi conto delle difficoltà tecnico-giuridiche legate all’audizione del Presidente della Repubblica (alla quale non sono stati ammessi gli stessi imputati e le parti civili), aveva proposto la realizzazione di un collegamento in videoconferenza o quanto meno con un segnale audio da rilanciare in un’apposita sala, anche esterna al palazzo del Quirinale.

 

La Corte ha accolto questa seconda parte della richiesta, “considerato l’interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del processo”, già riconosciuto dal collegio con un’ordinanza del 27 maggio 2013, e tenuto conto anche che “l’esame testimoniale in questione è atto non destinato alla secretazione”.