Consiglio di disciplina territoriale, l'intervento del presidente D'Anna


Consiglio di disciplina territoriale, l'intervento del presidente D'Anna
Didascalia: Consiglio di disciplina territoriale, l'intervento del presidente D'Anna

Relazione del Presidente Gianfranco D’Anna  sull’ attività del Consiglio di Disciplina territoriale della Sicilia dall’agosto del 2018 al marzo 2019

 

L’incalzante accelerazione dell’evoluzione tecnologica e digitale, determina una progressiva inadeguatezza dell’ordinamento giuridico e della giurisprudenza rispetto alla necessità di dirimere tempestivamente contenziosi e fattispecie sempre più inediti e complesse.

Sul web e per le testate on line, ed in particolar modo per i tradizionali quotidiani, è in atto una fase di tumultuosa transizione legislativa e normativa, che soprattutto per quanto attiene la cronaca e l’informazione economica,  rendono ancora più preziose e fondamentali le regole deontologiche, perché rappresentano un sicuro baricentro di correttezza professionale e di rispetto dei principi e  delle regole fondamentali del giornalismo.

E’ con questa consapevolezza - oltre che con spirito di servizio e di unità - che il primo agosto del 2018 si è insediato il il Consiglio di Disciplina territoriale per la Sicilia, nominato su proposta del Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, dal Presidente del Tribunale di Palermo il 9 luglio del 2018.

Presieduto da chi vi parla, il Cdt é suddiviso in tre collegi giudicanti ed  in poco più di 7 mesi effettivi di operatività si è riunito collegialmente 8 volte, ha esaminato complessivamente 516 casi, 23 dei quali “ereditati” dal precedente Cdt, ed effettuato in totale 60 audizioni.

I casi attualmente in fase istruttoria sono complsessivamente 447, mentre per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari fino adesso decisi,  sono state disposte 237 censure, 35 avvertimenti e 34 archiviazioni.  

L’analisi particolareggiata evidenzia tre delicate casistiche che il Consiglio di disciplina sta affrontando: il caso Montante, il processo per mafia a Ciancio e lo tsunami del mancato rispetto dei corsi e del conseguimento dei crediti per la formazione professionale.

Tre vicende inquietanti ed emblematiche, alle quali pochi giorni addietro si sono aggiunti i casi altrettanto delicati e complessi del Direttore del settimanale Centonove, Enzo Basso e del giornalista Giuseppe Guastella. Entrambi arrestati e scarcerati nell’ambito delle inchieste giudiziarie su una  presunta bancarotta fraudolenta, per la quale Basso è stato assolto in appello perché il fatto non sussiste, e per quanto riguarda Guastella in relazione al cosiddetto “sistema Siracusa”. 

Seguendo il solco giurisprudenziale e deontologico  della costituzione di parte civile decisa dal Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia nei procedimenti giudiziari avviati dalla magistratura di Caltanissetta e di Catania nei confronti di Montante e dell’ex direttore e editore della Sicilia di Catania, Mario Ciancio Sanfilippo, il Cdt ha avviato fin dall’insediamento istruttorie  per la verifica di violazioni deontologiche nei confronti di tutti i colleghi a vario titoli citati nelle intercettazioni telefoniche o inclusi nell’Ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta riguardante Montante ed altri 12 imputati. Ordinanza  comprendente l’informativa della Squadra Mobile della Questura di Caltanissetta sui rapporti fra Montante e la stampa.  

Un’analoga istruttoria, in attesa dell’esito del processo a suo carico in corso presso il Tribunale di Catania,  è stata avviata nei confronti di  Ciancio Sanfilippo, imputato di associazione mafiosa.

 

Per quanto riguarda l’inchiesta giudiziaria e i processi in corso nei confronti di Montante, il Cdt ha aperto 21 procedure nei confronti di altrettanti colleghi i cui nomi sono inseriti, o la cui attività giornalistica é a vario titolo ricorrente, nell’istruttoria processuale, nelle ordinanze  e nei rapporti investigativi della magistratura e della polizia giudiziaria di Caltanissetta.

Si precisa in proposito che il numero complessivo dei giornalisti che compaiono negli atti giudiziari dell’inchiesta e dei processi Montante è originariamente più ampio, perché comprende vari colleghi siciliani, che nel corso degli anni si sono iscritti presso gli ordini professionali di altre regioni: in particolare della Lombardia e del Lazio.  

Per quanto attiene i 21 colleghi iscritti all’OdG della Sicilia, orbitanti nell’ambito del cosiddetto “pianeta Montante”, il Cdt ha effettuato 19 audizioni e, allo stato degli atti, ha disposto12  archiviazioni.

Archiviazioni decise sulla base  appunto dello “stato degli atti”, poiché pur non escludendo evoluzioni processuali e investigative,  sono comunque suffragate da specifiche e concordanti risultante probatorie documentali che non evidenziano profili deontologici.

Rimangono  invece  sub iudice 9 casi di altrettanti colleghi, nei cui confronti sono in corso ulteriori verifiche e nei riguardi dei quali potrebbero essere necessarie  nuove audizioni. 

La disamina delle distinte attività dei tre collegi giudicanti del Cdt,  evidenzia, assieme ai dati, anche le peculiarità dei circa sette mesi di operatività.

Il Primo Collegio, presieduto dal sottoscritto, Segretaria Katia Mammama, Consigliere Giovanna Beccalli, oltre alle già citate vicende  Montante, Ciancio e Basso ha esaminato complessivamente  37 casi,  20 dei quali sono stati archiviati e 17 sono in corso di giudizio. In un caso, riguardante la violazione delle norme deontologiche che tutelano i minori, è stata comminata una  censura. 

Il Secondo Collegio, Presieduto da Eleonora Iannelli, segretario Francesco Scalia, consigliere Giacinto Pipitone, si è occupato prevalentemente del problema delle gravi inadempienze relative alla formazione professionale. Ha fatto una ricognizione, in base ai dati forniti dalla segreteria, soffermandosi, in questa prima fase, su coloro che non hanno maturato neanche un credito nel primo triennio 2014-2016.

Ne risultano 459. Di questi, è stato possibile convocarne soltanto 275, in quanto la segreteria è in possesso della PEC, o almeno di indirizzo di posta elettronica ordinaria, solo limitatamente a questo numero. In audizione si sono presentati, o hanno inviato memoria scritta, soltanto 40colleghi.

Nei loro confronti, escludendo qualche raro caso di esonero per gravissimi motivi di salute, il Collegio ha deliberato lasanzione dell'avvertimento, ritenendo opportuno fare una distinzione tra chi si sia preoccupato di rispondere, o di presentarsi di persona, e chi, invece, abbia ignorato completamente la convocazione. Per questi 40, la segreteria ha già inoltrato sanzione, attraverso PEC, o ha sollecitato l'attivazione della posta certificata che permetterà la notifica immediata. 

Per gli altri 235 che non hanno risposto, il Collegio ha deliberato e scritto i relativi provvedimenti di censura, ma, tranne pochissimi casi, gli interessati non sono dotati di PEC o non l'hanno mai comunicata in segreteria.

Si tratta di una seconda grave omissione, anche questa perseguibile.

Rimangono, infine, 184 colleghi, dei quali la segreteria non è in possesso né di mail, né di numero di telefono, ma dispone solo di vecchi indirizzi di residenza mai aggiornati. Anche in questo caso si intende applicare la sanzione della censura, ma, vista la difficoltà di contattare gli inadempienti, il Cdt chiede al Consiglio dell’Ordine di individuare una modalità legalmente valida e meno gravosa finanziariamente, per poter procedere con la notifica dei provvedimenti.

Sulla base di un primo accertamento a campione sulla situazione dei crediti per il secondo triennio, il trend sembra essere il medesimo. Ѐ stata eseguita, altresì, una verifica sulla dotazione della PEC. Su 4.689 iscritti risulta in regola soltanto la metà, cioè 2.345 colleghi. 

Il Secondo Collegio si è occupato pure di cinque casi di presunte violazioni deontologiche. Ha proceduto all’archiviazione immediata per due fascicoli; per altri tre, dopo aver effettuato accertamenti preliminari, ascoltato gli interessati e in un caso acquisito documentazione su esito pendenze giudiziarie, ha ritenuto di dover archiviare, raccomandando verbalmente agli interessati di prestare, comunque, più attenzione per il futuro. 

Attualmente il Collegio ha un procedimento aperto, con convocazione in corso di un collega e di un testimone. 

Il Terzo Collegio del Consiglio di disciplina territoriale, Presieduto da Angelo Meli, segretario Antonio Giordano e il Consigliere Denise Marfia, ha complessivamente esaminato 13 casi. 

In particolare la consigliera Marfia ha esaminato tre casi e uno è in itinere. Si tratta di una segnalazione inerente la ricerca di collaboratori di redazione a cifre molto basse; una segnalazione di un giornalista che aveva inviato comunicati stampa per conto di un comune del palermitano senza alcun incarico di addetto stampa; una segnalazione della cancellazione, per due mesi, dell'indirizzo di un giornalista dalla mailing list dell’ufficio stampa di un Comune siciliano.  I tre casi sono stati archiviati. In itinere, la segnalazione di un doppio ruolo svolto da un giornalista: addetto stampa di un Comune e redattore in un quotidiano. 

Quattro i casi esaminati dal segretario  Antonio Giordano, tutti risalenti al precedente Cdt, tre dei quali su foto pubblicate senza il pagamento dei diritti. Due casi sono stati archiviati e due ancora aperti. Il Cdt sottopone in proposito al Consiglio dell’Ordine se non sia opportuno predisporre una sollecitazione da inviare ai responsabili delle testate affinché si attengano scrupolosamente al rispetto delle leggi in materia di diritti sul materiale fotografico da pubblicare. 

Il Presidente Angelo Meli ha esaminato cinque casi trasmessi dal precedente Cdt, alcuni risalenti a diversi anni prima. Riguardavano il coinvolgimento di colleghi in iniziative promosse da enti pubblici, la eccessiva crudezza delle foto di cronaca utilizzate su un sito, presunte violazioni deontologiche di colleghi ritenuti troppo “duri” con esponenti politici. Tutti archiviati nella fase istruttoria. Un sesto caso,  in itinere riguarda colleghi coinvolti  in un concorso pubblico per assunzioni in un ufficio stampa dai contorni poco chiari. 

Dal parziale, ma dettagliato monitoraggio del giornalismo siciliano che emerge dal bilancio di questi sette mesi d’attività del Cdt si evince che, a parte la gravità del contesto delle inchieste Montante, Ciancio e del “sistema Siracusa”, le violazioni deontologiche più ricorrenti riguardano l’informazione on line.

 

Inoltre percentualmente, in relazione al numero degli iscritti e al crescente proliferare dei network di news on line, la formazione professionale sta assumendo anche in Sicilia le dimensioni di un preoccupante e crescente vulnus, che va affrontato e risolto con determinazione.  

Il mancato adeguamento formativo alla velocissima, epocale, evoluzione tecnologica, moltiplica infatti gli effetti delle violazioni deontologiche.

Violazioni deontologiche che il  crescente prevalere  sul web dell’intelligenza artificiale e il progressivo venir meno della coscienza professionale umana, rischia di cronicizzare, o peggio di  trasformare in standard e deleteri copia e incolla. 

Con  la catastrofica aggravante della impossibilità di tempestive e effettive rettifiche nell’ambito  di una rete labirintica, più portata a perpetuare che a cancellare le fake news. 

 

Il Presidente del Cdt

G. D'Anna