Lutto nel giornalismo siciliano, addio a Nuccio Schillirò e Roberto Mazzarella
Due colleghi, Nuccio Schillirò e Roberto Mazzarella, sono prematuramente scomparsi a causa di gravi malattie. Antonino, da tutti conosciuto come Nuccio Schillirò, è morto all’età di 66 anni. Giornalista professionista dal 1979 e in precedenza iscritto nell’elenco dei pubblicisti, era stato caposervizio nella redazione siracusana della Sicilia dal 2007 al 2013. Agli inizi della sua carriera aveva collaborato con L’Espresso, per poi passare all’emittente privata Teletna, del quale condusse lo storico telegiornale, il primo diffuso via etere in Italia da una tv privata. Era il 20 marzo del 1975.
Ecco come Giuseppe Lazzaro Danzuso, ex consigliere regionale dell’Ordine e presidente del Consiglio di disciplina territoriale per la Sicilia, suo amico personale e collega, ricorda Schillirò. “Nuccio sapeva sempre trovare il modo di sorridere, anche nei momenti più difficili. Possedeva humor, ironia e autoironia, davvero rari a queste latitudini, nati dalla tolleranza, dall'amore per il prossimo. Nati dalla civiltà. Era una persona entusiasta della vita, Nuccio, ed essere costretto a parlarne al passato mi fa star male. Ma, come voi, posso solo lontanamente comprendere lo strazio e lo smarrimento che ho letto, durante il funerale, sui volti di sua moglie Linda e dei suoi figli, Ambra e Andrea. Nuccio Schillirò è stato un pezzo importante della vita di moltissime persone. Giornalisti, certo, ma anche uomini dello sport, delle istituzioni, e soprattutto gente comune: cittadini, lettori. Persone che si ritrovavano nella sua maniera di fare giornalismo: puntuale, precisa, obiettiva, documentata, mai forzata. Era uno di quei maestri silenziosi capaci di utilizzare la più potente delle armi: l’esempio. Ecco perché a salutarlo per l’ultima volta c’erano giornalisti giunti da tutta la Sicilia. Tutti addolorati di non essere riusciti a stare più tempo con lui. La carriera di Nuccio era cominciata a Espresso sera, con un grande maestro. “Il mio amico Pippo Fava” fu il libro che gli dedicò. A Espresso Sera, nei primi anni Settanta, con Fava, Carmelo Barbuto, Giuliano Consoli e Massimo Simili, incontrò anche Linda Maugeri, fotoreporter dai capelli rosso fiamma e dalla battuta fulminante che sarebbe diventata la sua compagna di vita. Della tv era stato un autentico pioniere. E aveva saputo portare la sua esperienza in emittenti sempre più ambiziose e professionali: prima Teletna, poi Telecolor, infine Antenna Sicilia, dove ebbi il privilegio di lavorare con lui. In un giornale, La Sicilia, sarebbe tornato alla fine degli anni Ottanta, in tempo per fare l’inviato per i mondiali di calcio italiani. E poi si sarebbe spostato da Catania, a Siracusa ed Agrigento, stringendo saldissimi rapporti umani e professionali anche come rappresentante dell’Ussi, l’Unione stampa sportiva, di cui fu per anni presidente regionale. L’incontro con una terribile malattia non riuscì a scalfire il suo sorriso, la sua signorilità, quella straordinaria umanità che sapeva esercitare quotidianamente e soprattutto il suo sense of humor”.
Roberto Mazzarella è scomparso all’età di 61 anni. Il suo nome è legato alle esperienze politiche del “Laboratorio Palermo” e alla lotta alla mafia degli anni bui, a cavallo tra i ’70 e gli ’80. Impegnato nell’associazionismo cattolico, schierato sul fronte che si opponeva senza ma e senza se a Cosa nostra, Mazzarella, funzionario comunale, aveva unito all’impegno amministrativo e politico quello nel giornalismo. Era infatti pubblicista dal 1983 e nei primi anni ‘90 fu poi tra i promotori del movimento della Rete, guidato da Leoluca Orlando. Oltre che giornalista era anche scrittore, particolarmente impegnato nelle tematiche riguardanti gli extracomunitari, i migranti e i poveri. Era stato poi autore di saggi di successo e di inchieste sulle mafie e sull’infiltrazione del crimine organizzato negli altri Paesi europei. Aveva partecipato come esperto a numerosi seminari e convegni in Italia, Germania, Canada, Australia. Nel 2012 aveva pubblicato "L’uomo d’onore non paga il pizzo”, una lucida analisi del fenomeno della mafia attraverso una ricca documentazione e numerose interviste a giornalisti, sociologi, magistrati, uomini di cultura.
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