Giornalisti sotto tiro tra attacchi e querele, gli ultimi dati che preoccupano in Sicilia


Giornalisti sotto tiro tra attacchi e querele, gli ultimi dati che preoccupano in Sicilia
Didascalia: Giornalisti sotto tiro tra attacchi e querele, gli ultimi dati che preoccupano in Sicilia

Ogni anno, i tribunali siciliani condannano mediamente 16 dei 437 querelati per diffamazione a mezzo stampa (prevalentemente giornalisti) a pene detentive per l'ammontare complessivo di 10 anni e sei mesi. Altri 22 sono condannati a pagare una multa. Tutti gli altri vengono prosciolti dopo processi che durano da due a sei anni. 

I dati citati relativi al biennio 2014-2015, sono quelli ufficiali sull'esito dei processi forniti dal ministero della Giustizia all'osservatorio "Ossigeno per l'Informazione". Riguardano tutti i distretti giudiziari della Sicilia. Sono stati resi noti oggi a Palermo durante il convegno dal titolo “Articolo 21, la libertà di stampa e la mappa dei giornalisti minacciati in Italia”, promosso congiuntamente dall'Ordine regionale dei giornalisti, da Ossigeno per l'informazione e dal Centro Studi Pio La Torre, e ospitato dalla Fondazione Banco di Sicilia a Villa Zito. Presenti in qualità di relatori Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l'Informazione; Giuseppe Federico Mennella, segretario di Ossigeno per l'Informazione; Giulio Francese, presidente Ordine giornalisti della Sicilia; Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre. Al convegno ha preso parte anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. 

Secondo altri dati forniti da Ossigeno, in Sicilia solo nel 2018 (fino al 31 ottobre) i giornalisti minacciati sono stati 34, il 15% su un totale nazionale di 226. Dal 2011 a oggi i giornalisti minacciati nell'Isola sono stati 331. Il 5,9% ha subito aggressioni, il 67% avvertimenti, l'11,8% danneggiamenti, il 14,7% denunce e azioni legali.

Il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Giulio Francese ha ricordato i colleghi che oggi vivono sotto scorta, da Lirio Abbate a Paolo Borrometi. «La novità - ha detto Francese - sono gli insulti che arrivano persino dalle istituzioni. Di fronte a questi atteggiamenti, i giornalisti hanno reagito, scendendo in piazza. La stessa frequenza con cui altre istituzioni, a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si sono espresse per ribadire l'importanza della libertà di stampa e di informazione, da un lato ci rassicura ma dall’altro preoccupa perché testimonia la gravità di un clima che si è fatto pesante intorno al mondo dell’informazione». Nel corso dell’incontro si è discusso anche dell'aggressione subita dall'inviata di Striscia la Notizia Stefania Petyx e all'indagine che ha coinvolto il cronista di Repubblica Salvo Palazzolo «solo perché aveva pubblicato, giustamente, una notizia che andava pubblicata». Francese ha messo in evidenza anche altri rischi corsi dai giornalisti siciliani. «Esiste anche la violenza che arriva dalla politica e dalla pubblica amministrazione. Un collega recentemente è stato accusato persino di stalking, solo perché ha fatto il suo dovere. La Procura ha già chiesto l’archiviazione e l’alto burocrate si è opposto. È facile comprendere oggi quale possa essere lo stato d’animo di questo giornalista».

Francese ha voluto ringraziare Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’informazione, «per  avere fatto crescere, prima di tutto  all'interno della categoria, la consapevolezza della vastità e della pericolosità degli attacchi ai giornalisti». 

Proprio Spampinato ha poi voluto sottolineare come sia «inspiegabile che il Parlamento continui a rinviare l'abolizione del carcere per diffamazione e le più elementari norme necessarie per impedire che le querele pretestuose e infondate siano usate come un bavaglio». Per Vito lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre,  gli attacchi ai giornalisti non sono solo un problema dei giornalisti, ma di tutti. Quando si minaccia un giornalista e ultimamente avviene spesso anche da parte del potere, delle istituzioni, viene colpito il diritto di ciascuno di essere correttamente informati. Serve estendere il fronte comune democratico”